L'orribile sogno del poeta

Ichna

Immagina un po’ cosa ho sognato.
All’apparenza tutto è proprio come da noi.
La terra sotto i piedi, acqua, fuoco, aria,
verticale, orizzontale, triangolo, cerchio,
lato sinistro e destro.
Tempo passabile, paesaggi non male
e parecchie creature dotate di linguaggio.
Però quel linguaggio non è di questa Terra.

Nelle frasi domina l’incondizionale.
I nomi aderiscono strettamente alle cose.
Nulla da aggiungere, togliere, cambiare e spostare.

Il tempo è sempre quello dell’orologio.
Passato e futuro hanno un ambito ristretto.
Per i ricordi, il singolo secondo trascorso,
per le previsioni, un altro secondo
che sta appunto cominciando.

Parole quante è necessario. Mai una di troppo,
e questo vuol dire che non c’è poesia,
né filosofia, e neppure religione.
Là simili trastulli non sono previsti.

Niente che si possa anche solo pensare
o vedere a occhi chiusi.

Se si cerca, è ciò che è già lì accanto.
Se si chiede, è ciò per cui c’è una risposta.

Si stupirebbero molto,
se mai sapessero stupirsi,
che da qualche parte esistono motivi di stupore.

La parola “inquietudine”, da loro considerata oscena,
non oserebbe comparire nel vocabolario.

Il mondo si presenta in modo chiaro
anche nell’oscurità profonda.
Si dà a ciascuno per un prezzo accessibile.
Nessuno esige il resto prima di lasciare la cassa.

Dei sentimenti -la soddisfazione. E nessuna parentesi.
La vita con un punto al piede. E il rombo delle galassie.

Ammetti che nulla di peggio
può capitare al poeta.
E poi nulla di meglio
che svegliarsi in fretta.

Wisława Szymborska

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